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      Raccontano che, traversando un campo spigato, dicesse ai suoi seguaci: «Badate a non far guasto, giacchè quei grani potrebbero divenire corpo di Cristo». E veduta la Palestina, esclamò: «Se Dio avesse conosciuto Napoli, certo non sceglieva questa per terra prediletta». E metteva in burla il parto della Vergine, il viatico ed altri dogmi, quasi repugnassero alla ragione e alla natura. Scandolezzava poi col tener a tavola ambasciadori musulmani insieme coi vescovi; guardie arabe custodivano il suo corpo e le sue fortezze; odalische allietavano i suoi riposi abbelliti da rarità orientali e dalle voluttà che avea vedute presso gli emiri di Sicilia e gli sceichi dell'Asia; i Musulmani stessi lo consideravano come un loro credente, perchè educato in Sicilia, e un d'essi avendo, in presenza di lui, proferito un versetto del Corano che nega la divinità di Cristo, egli vietò di infliggergli alcun castigo.
      Si disse che egli avesse chiamato Mosè, Cristo e Maometto tre impostori, e l'asseriva Gregorio IX scomunicandolo. Nell'abitudine del medioevo di atteggiare ogni idea in un fatto, il motto trasformossi in un libro Dei tre impostori. Quest'opuscolo venne attribuito a chiunque voleasi denigrare: ad Averroé, a Federico II, a Pier dalle Vigne, ad Arnaldo di Villanuova, a Bonifazio VIII, al Boccaccio, al Poggio, all'Aretino, al Machiavello, al Pomponazio, al Cardano, all'Ochino, al Campanella, a Giordano Bruno, al Vanino, per non dir che dei nostri, ma da nessuno fu veduto. Veramente perirono anche i libri de' Gnostici, de' Manichei, degli Albigesi: distruzione non difficile quando mancava la stampa; anche dopo inventata questa perirono alcune opere, come quella del Sacrifizio di Cristo di cui appena testè si fece lo scoprimento: pure il libro Dei tre impostori noi crediamo non esistesse mai, ma simboleggiasse l'incredulità materiale, derivata dagli Arabi.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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