Se fosse riuscito, l'aquila tedesca avrebbe surrogata la croce italiana, e tutta Europa avrebbe presentato il tristo spettacolo che scorgesi a Costantinopoli e a Mosca; la podestà spirituale serva alla temporale; il papa ridotto a registrare i decreti di Cesare; il quale, come il czar o come il sultano, avrebbe avuto impero assoluto sul clero e sui laici. Un papa che obbediva a un imperatore avrebbe cessato d'ispirare fiducia o d'imporre riverenza ai paesi estremi: Toledo e Reims, Cantorbery e Vienna avrebber preso per sé73 porzione dell'autorità di esso; tutti i patriarchi, tutti i principi ecclesiastici di Germania avrebbero voluto dirsi pari al pontefice; il quale si sarebbe trovato ridotto a null'altro che figurare in qualche cerimonia, e disputare sulla consustanzialità e sul filioque.
Roma lo vide: vide come quest'esempio sarebbe funesto in tutto l'Occidente, e sostenne la lotta dei Lombardi, di Venezia, di Genova contro Federico. Persuaso egli che bisognava colpir la testa, si diresse sopra Roma, ma il popolo la difese, e salvò il poter temporale e con esso l'indipendenza del papa, e respinse Federico anche quando due altre volte vi si accostò.
Vinto sul terreno politico, invase il religioso, cercando sottrarre al papa il governo delle anime; cercò tirar dalla sua i frati mendicanti, carezzando il loro generale frate Elia, ma non riuscì: fomentò gli eretici, sol perchè avversi a Roma, e così propagavasi anche in Italia la negazione. Pure il popolo ascoltava al papa, suo rappresentante; e ai frati e ai preti, immediati suoi consiglieri e amici, e a sant'Ambrogio Sansedone, a santa Rosa da Viterbo, a sant'Antonio da Padova, al beato Giordano Forzaté, ad altri che Federico perseguitava con armi, legulei e carceri.
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