Nel mille, a Ravenna un Vilgardo sosteneva che la verità sta nei detti di Orazio, Virgilio, Giovenale, e si hanno a preferire ai dogmi cattolici75.
Eriberto da Cantù, operosissimo arcivescovo di Milano dal 1018 al 1045, seppe che alcuni eretici tenevano convegni nel castello di Monforte presso Asti, e citatone uno di nome Gerardo, l'esaminò sulla loro fede. La risposta fu: «Crediamo nel Padre, nel Figliuolo e nello Spirito Santo, che soli hanno la facoltà di sciogliere e legare; e il Padre è l'eterno, in cui e per cui tutte le cose sono; il Figliuolo è lo spirito dell'uomo, cui Dio amò; lo Spirito Santo è l'intelletto delle scienze divine, dal quale tutte le cose sono regolate: non riconosciamo il vescovo di Roma o verun altro, fuori d'un solo che quotidianamente visita i nostri fratelli per tutto il mondo, e gli illumina; e quand'è mandato da Dio, presso lui si trova il perdono dei peccati. Osserviamo la castità, benchè ammogliati; non mangiamo carne; digiuniamo strettamente; leggiamo ogni giorno la Bibbia; molto preghiamo, e i nostri maggiori s'alternano dì e notte nella orazione. I beni teniamo comuni; e il morir ne' tormenti ci è dolce per isfuggire i castighi eterni».
Di quest'eresia conobbe i pericoli l'arcivescovo, tanto che menò contro Asti i suoi vassalli, e presi per forza i miscredenti, nè potendo tutti indurli a ritrattarsi, non potè impedire che la nobiltà milanese li mandasse al fuoco, ch'essi subirono come un martirio. Ciò è riferito da Landolfo Seniore76, specie di spirito forte, al quale, come dicemmo, non possiamo concedere troppa fede; e certamente è fantasia di lui questo discorso.
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