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      Nella lotta fra gl'imperatori e i pontefici, l'opposizione a questi o risolvevasi in eresia, o almeno scassinava l'autorità pontificia. Tra quelle feconde contese ridestosi, il popolo veniva ad accampare gl'interessi e i diritti proprj là dove prima non discuteano che baroni, capitani e re. Allora, nel punto di smarrirsi, vie meglio si pronunzia il carattere di quel medioevo, cui i gran savj credono poter dispensarsi dallo studiare col dichiararnelo immeritevole. E davvero questa nostra età, tutta regia, tutta sistemazione legale, tutta decreti e volontà generale, dove l'inchinarsi agli impiegati disavvezza dall'inchinarsi a Dio, mal può comprendere quella ove dominava la più grande e la più libera varietà; un'aristocrazia affissa a titoli storici, e una democrazia con tutti i problemi e gli sperimenti moderni; insofferente di dipendenza, eppur venerabonda del valore; passioni energiche ad intraprendere con audacia e compire con mezzi violenti, poi tranquillantisi in un convento, fieramente espiando i fieri delitti, o frapponendo un intervallo fra le tempeste della vita e il riposo eterno; un'ignoranza alimentata da spettacoli strani, da credenze bizzarre, eppure avida di sapere, entusiasta per tutto ciò che avesse nome scienza; e che non conoscendo se stessa, e bramando di trovare un'armonia fra le istituzioni sociali, sentiva bisogno di lasciarsi guidare, se non potea farsi illuminare. Quindi affollarsi alle università per udire i gran sapienti; quindi accettare il miracolo come un fenomeno ordinario; rigide pratiche e penitenze esagerate, insieme con licenza gigantesca; pratiche empie e sordide, insieme con affettuose devozioni; mania del nuovo, con attaccamento al vecchio; ingenuità selvaggia di popoli nuovi, con raffinata corruzione di rimbambiti.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





Dio