Il papa non č papa, nč la romana č la vera Chiesa; bensė la loro, e il loro maggiore; non s'ha a credere ai dodici articoli, nč ai sette sacramenti; non adorare la croce; non č peccato lavorare la festa; non vale l'assoluzione se non da chi č della loro setta; non v'č purgatorio o inferno se non in questo mondo; nč altri diavoli che gli uomini e le donne di qui. La donna gravida ha in corpo un diavolo, nč puō salvarsi se non entri nella loro setta, il che fanno solo a ventiquattro anni; e prima restano a governo del diavolo; e il battesimo nulla giova se si muoja avanti. Chi della loro setta non riceve il consolamento in morte, il suo spirito rientra in un corpo dell'uomo o della bestia che prima ritrovi, finchč in morte non riceva la benedizione dal loro padre spirituale. Questo padre spirituale benedice il pane, di cui tutti i credenti mangiano ogni giorno almeno una bricciola. Non č peccato usare colla madre, la sorella, la figlia, nč il dare a usura, nč lo spergiurare avanti al vescovo o all'inquisitore, anzi č peccato irremissibile il discoprire sč o i suoi maestri. Pellegrinaggi, elemosine, indulgenze nulla approdano ai morti. Il diavolo fece Adamo ed Eva; profeti, patriarchi e fino san Giovanni Battista sono dannati; Mosč fu il maggior peccatore che fosse mai, e la legge ricevette dal diavolo. Non s'ha a credere la resurrezione della carne, nč il giudizio.
Ed egli, davanti a Giocerino dei Balbi di Chieri, a Pietro Patrizio, e ad uno Schiavone giurō credere tutto ciō sopra un grosso volume che chiamavano Libro della Cittā di Dio, nel quale registravano chiunque facesse tale professione.
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