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      Il maestro che chiamano perfetto non deve peccare mai, nè toccare cosa immonda, lo perchè portano sempre guanti, e usano vasi apposta per mangiare e bere, lavati nove volte.
      E scaltriva l'inquisitore che, negli esami di quei che chiamansi Gazari, non interroghi direttamente «Se' tu bene de' Gazari?» Il perfetto gli risponderebbe sì, poi null'altro più. Onde bisogna prima esortarlo, pel Dio in cui crede, a narrare la sua vita distintamente, e allora egli racconterà tutto senza mentire.
      Tutto ciò egli ratificava ripetutamente e ad intervalli, senza minaccia di tormenti, protestando volere tornare alla verità. E allora pare gli fosse perdonato, ma postille in margine accennano ch'egli fu bruciato, e così Giovanni Bergezio e Martino del Prete.
      La provenienza di questo processo rimuove i dubbj che suggerirebbe la critica sulla sua autenticità, e può rivelarci la parte vulgare di quella setta.
      A più risolute opinioni trascorreano taluni, denominati La sètta dello spirito di libertà, che negavano eterna la dannazione; le anime purgarsi in questa vita, poi nell'altra, se alcuna macchia vi restasse, fino alla totale soddisfazione: Dio non poter venire offeso dalle creature, ma i peccati essere una purgazione dell'anima, inflitta da Dio: e peccati e vizj essere necessarj alla salute dell'anima, come la grazia, le virtù e le opere buone: nulla serve il libero arbitrio: le penitenze non sono necessarie nè utili se non ai perfetti, e così i sacramenti, eccetto il corpo del Signore; demonj sono i vizj e le passioni che ci affliggono; l'anima purgata ha presente Iddio, ne' diletti spirituali o carnali come nelle virtù e nelle buone azioni; la passione di Cristo non fu necessaria per evitare la dannazione, ma per provocare al bene.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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