La compagnia de' Laudesi, che s'univano per cantar pie canzoni, dalla Toscana erasi propagata nella Lombardia. Giovanni da Schio, il famoso paciere, instituì il saluto del Sia lodato Gesù Cristo. La venerazione verso il Sacramento fu cresciuta da miracoli che allora si narrarono: Urbano IV estese a tutta la Chiesa la festa del Corpus Domini, e Tommaso d'Aquino ne compose la magnifica uffiziatura.
A Maria poi si tributò l'entusiasmo, col quale i cavalieri veneravano le donne loro, e il dogma dell'immacolata sua concezione fu sostenuto fervorosamente dai Francescani; ad onore di lei si formò un salterio, sulla foggia del davidico; di lei parlarono san Pier Damiani, san Bernardo, san Bonaventura, con un ardore che rimembra quel dello sposo de' cantici; e fu una gara di circondarla colla poesia del perdono e con fiori di tenerezza. L'Ave Maria si rese generale verso il 124095. San Domenico introdusse, o piuttosto propagò il rosario; divozione cui fu poi connessa la ricordanza della vittoria di Lèpanto (1573), quella in cui fu decisa la superiorità dei Cristiani sopra i Turchi, nell'ora appunto che in tutto l'orbe cattolico recitavasi quella semplice formola di saluto, di congratulazione, di condoglianza, di preghiera. Maria ispira le opere d'arte d'allora: il suo scapolare, propagato dai monaci del Carmelo, orna il petto di tutti come una divisa di combattenti contro le passioni; ai tre ordini del Carmelo, dei Serviti, della Mercede sotto gli auspizj di lei, quello s'aggiunge dei Gaudenti, da Linguadoca passati in Italia, ove singolarmente si resero memorabili, e che continuavano a vivere nel mondo e nel matrimonio, «solo imposto (come scrive frà Guittone) odiare e fuggire il vizio, desiare e seguir la virtù, ed alcuna soave, soavissima regola, data in segno d'onestà, in remissione d'ogni peccato, ed in premio d'eterna vita».
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