Contro le eresie la Chiesa drizzò pure la santità e lo zelo dei frati. Questi, anche fra i disordini correnti, aveano sempre mantenuto fervore più operoso e rigidezza più esemplare. Di nuovi ne furono in quel tempo istituiti; gli austeri Certosini, i mistici Carmelitani, i pietosi Trinitarj del riscatto; gli operosi Cistercensi, opera di san Bernardo, introdussero o migliorarono la coltivazione in luoghi malsani; gli Umiliati arricchironsi coll'industria dei panni; aggiungansi i Servi di Maria in Toscana, i Silvestrini di Monte Fano nelle Marche, ed altre società, le quali eccitano le lepidezze e la compassione di un secolo e di giornali, che ammirano Federico II, Manfredi, Salinguerra, gli Estensi, i Da Camino ed altri ammazza uomini.
E già in tanti rami erasi esteso il viver monastico secondo la varietà degli intenti e dei mezzi, che Innocenzo III decretò non se ne introducessero altri; eppure sotto di lui nacquero due Ordini efficacissimi. In visione parvegli la basilica di San Giovanni Laterano crollasse, e la sorreggessero due persone, allora a lui ignote, e in cui poi riconobbe Francesco e Domenico. Il figlio di un agiato negoziante d'Assisi, condotto in Francia da suo padre, s'addestrò sì bene in quella lingua, che ne trasse il sopranome di Francesco. Balioso, vivace, compagnone, poeta, a venticinque anni sentesi chiamato da Dio, e rinunziato a tutto, fin alla famiglia, fa adottarsi da un pitocco, e non serbando che una tunica col cappuccio e una corda a cintura, nel mondo inebriato di ricchezze e di piaceri, esce a predicare la povertà; la pace nel mondo dell'ira, delle superbie, delle guerre; e con undici compagni si sottomette a così rigorosa abnegazione, da non considerare suo nè l'abito tampoco e i libri.
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