Così fonda l'ordine de' Frati Minori, e il suo statuto comincia: «La regola de' Frati Minori è d'osservare il vangelo, vivendo in obbedienza senza nulla di proprio, e in castità». Chi v'entrasse dovea vendere ogni aver suo a profitto de' poveri, e subire un anno di pruove rigorose, prima di proferire i voti. Tutti essendo frati minori, gareggiavano d'umiltà, e lavavansi i piedi uno all'altro; i superiori chiamavansi servi; chi sa un mestiere può esercitarlo per guadagnare il vitto; chi no, vada alla busca, ma non di denaro. Neppur l'Ordine può possedere di là dal puro necessario. Prendano in ispecial cura gli esuli, i mendicanti, i lebbrosi. Chi malato s'impazienta o sollecita medicine, è indegno del titolo di frate, perchè mostra maggior cura del corpo che dell'anima. Non vedano femmine, e a queste predichino sempre la penitenza: che se alcuno pecca in esse, venga tosto espulso. In viaggio, null'altro che l'abito, nè tampoco il bastone; e se diano ne' ladri, si lascino spogliare. Non predichi chi non vi sia autorizzato; e prometta insegnare la dottrina della Chiesa senza formole di scienza profana, senza ambire suffragi. Un generale eletto da tutti i membri risiede a Roma, assistito da un consiglio, e da esso dipendono i provinciali e i priori. Ai capitoli generali prendono parte i capi di ciascuna provincia, i priori e i deputati dei monaci di ciascun convento. Ogni comunità tiene capitolo una volta l'anno: i superiori d'Italia si congregano ogni anno, e ogni tre quelli di là dall'Alpe e dal mare.
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