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      Allorquando Francesco si presentò al papa chiedendo riconoscesse il suo Ordine, cioè gli concedesse di pregare e mendicare e non posseder nulla, Innocenzo III esitava, parendogli che questi propositi trascendessero le forze umane; infine approvò solennemente questi Mendicanti (1215). Membri d'una repubblica che avea per sede il mondo, per cittadino chiunque ne adottava le rigide virtù: scalzi, col vestire dei poveri d'allora, coll'idioma dei vulghi, diffondeansi per tutto. Avendo per unica retorica una fede inconcussa e universale, e accettando tutto ciò che servisse all'edificazione, andavano a diffondere la pace, e spandere la rugiada della Grazia sovra le moltitudini, in prediche incolte, ma animatissime, e dirette a un uditorio che non vi portava la critica, ma la convinzione; al popolo parlando come esso vuol gli si parli, con forza, con drammatica, fino con vulgarità, destando al pianto e al riso col ridere e piangere essi medesimi; affrontando e provocando sia i tormenti sia le beffe. Egli stesso, il santo fondatore, se mai talvolta rompesse il digiuno, volea lo strascinassero per le vie, battendolo, e gridando al ghiottone. A Natale predicava in una vera stalla, e nel pronunziare Betlemme belava come un pecorino; e nel nominare Gesù leccavasi le labbra, quasi ne sentisse dolcezza. Poi alla sera di sua vita, portava le stigmate delle piaghe di Cristo, impresse sul proprio corpo.
      Rinfrescatore mirabile del vangelo, a' suoi che inviava a predicare, diceva: «In nome del Signore camminate due a due con umiltà e modestia; in particolare con esattissimo silenzio dal mattino fino a terza, pregando Dio nel vostro cuore.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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