» Quando la logica gli paresse condurre a conclusioni diverse dalla fede, conchiudeva: «Su questo punto amo meglio udire altri, che non parlare io stesso». Fu intitolato il Maestro delle sentenze, divenne testo delle scuole, ebbe replicate edizioni ne' primi tempi della stampa, e forse quattrocento commentatori, e fin a mezzo il secolo passato l'università di Parigi ne celebrava l'anniversario con esequie assistite da tutti i bacellieri licenziati.
Censurare la scolastica per gli abusi che ne derivarono, è ingiustizia come di chi condannasse la letteratura odierna per la prostituzione de' giornali. È vero che tali ginnastiche sono pericolose, nè impunemente s'irritano i dilicati muscoli della credenza, e difficilmente si ha la debita riverenza per un dogma che fu maneggiato con troppa famigliarità; ma è vero altresì che gli scolastici successero ai santi Padri nell'ufficio di conservare, trasmettere, propugnare la fede; ed è loro merito l'aver raccolte in un sol corpo di dottrina tutte le verità rivelate, sparse in tanti volumi quanti sono i monumenti della tradizione; ridottele in pochi, ordinate con sistema scientifico, espresse con preciso e chiaro linguaggio. Insomma la scolastica, nella parte sua viva, fu il trionfo della ragione applicata alla rivelazione.
In ciò il maggior merito va a quel che può asserirsi il maggior filosofo del medioevo, e fors'anche dell'evo moderno, san Tommaso (1227-74). Nato dai conti d'Aquino, pronipote di Federico Barbarossa, cugino di Enrico VI e di Federico II, discendente per madre dai principi normanni, abbandona delizie e speranze per vestirsi domenicano, e ben presto mostrò intelletto filosofico s'altri mai, erudizione estesissima, passione de' grandi risultamenti.
| |
Maestro Parigi Padri Tommaso Aquino Federico Barbarossa Enrico VI Federico II
|