I Padri della Chiesa proclamarono la libertà delle credenze, finchè la loro fu perseguitata; ma come prevalse, e gli eretici sorsero a turbarla, argomentarono che il reprimere gli errori fosse diritto e difesa legittima contro della persecuzione e della seduzione. Se la Chiesa è unica depositaria e interprete della verità, e soltanto in essa vi è salute, non dovrà ella con ogni modo opporsi alla propagazione dell'errore? Gl'imperatori di Roma cristiani, memori di quando univano i due poteri di capi dello Stato e supremi pontefici, moltiplicarono decreti in tal proposito; due Costantino, uno Valentiniano I, due Graziano, quindici Teodosio I, tre Valentiniano II, dodici Arcadio, diciotto Onorio, dieci Teodosio II, tre Valentiniano III, tutti inseriti nel codice Giustinianeo. Diverse pene comminavano agli eretici, di rado la morte, perchè i vescovi professavansi avversissimi al sangue: a questi era affidato il decidere se un'opinione fosse ereticale; al magistrato secolare l'avverar il fatto, e dare la sentenza.
Così procedette la cosa nel declino103 dell'impero occidentale; così continuò in Oriente. Ma fra noi, dopo l'invasione, se accadeva di punire un violamento di leggi ecclesiastiche, i vescovi usavano quell'autorità mista di sacro e di secolare, che ad essi era stata attribuita, e talvolta ancora, considerando l'eresia come politica disobbedienza, la reprimevano colla forza, siccome dicemmo aver fatto Eriberto arcivescovo di Milano.
Ridesto il diritto romano, come alla tirannia, così vi si trovò appoggio alle persecuzioni contro i miscredenti, poco ricordando che la legge d'amore aveva abolita quella fiera legalità. L'imperatore Ottone III poneva Gazari e Patarini al bando dell'impero e a gravi castighi.
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