Quanto visse, il popolo la venerò; morta nel 1282, fu tumulata splendidamente a Chiaravalle, casa de' Cistercensi presso Milano, e tenuta in conto di santa, e il suo sepolcro frequentato da devoti, illuminato giorno e notte da ceri e lampade, e vi si celebravano tre feste annue, a san Bartolomeo, all'Ognisanti e a Pentecoste, distribuendosi da que' monaci pane e vino in commemorazione di lei, della quale si enumeravano la virtù e i miracoli: e ceri ardevano davanti alla effigie di essa, dipinta in Santa Maria Maggiore, in Santa Eufemia, alla Canonica e altrove.
Come Cristo lasciò in terra san Pietro per suo vicario, affidandogli da reggere la Chiesa, così la Guglielmina lasciò vicaria sua nel mondo Mainfreda, monaca dell'ordine delle Umiliate di Santa Caterina in Brera. Essa teneva adunanze de' fedeli, predicava, componeva litanie; e la Pasqua del 1299, vestitasi d'abiti pontificali come altre compagne, celebrò una messa in casa di Jacopo da Ferno, ove Albertone da Novate recitò l'epistola, e Andrea Saramita una lezione di vangelo da lui composto. Tempo verrebbe ch'essa Mainfreda più solennemente celebrerebbe sul sepolcro dello Spirito Santo incarnato; indi nel duomo di Milano, poi in Roma predicherebbe dalla sede apostolica; diverrebbe vera papessa, colle autorità del pontefice odierno, il quale sarebbe abolito e surrogato dalla Mainfreda, che battezzerebbe le genti ancor sedute nelle tenebre. I quattro vangeli darebbero luogo a quattro altri, stesi per ordine della Guglielmina.
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