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      Il visitar la tomba di questa era meritorio come il visitar quella di Cristo, onde da tutte le plaghe s'accorrerebbe a Chiaravalle, ma i seguaci di essa sarebbero133 esposti a tormenti e supplizj; non mancherebbe qualche Giuda che li tradisse, e li desse nelle mani de' nemici, cioè dell'Inquisizione.
      Tali opinioni vulgari apparvero dai loro processi134, dai quali non risultano però le turpitudini di che sono imputate queste deliranti; che la Guglielmina rompesse a vergognoso commercio con Andrea Saramita; che la Mainfreda, al termine delle congreghe, comandasse di spegnere i lumi, e abbandonarsi senza distinzione di persone o di sesso. Fatto è che, sparsesi tali voci, il vulgo, colla consueta versatilità, mutò il culto in esecrazione, gl'inni in bestemmia, e l'Inquisizione colse la Mainfreda, il Saramita, Jacopo da Ferno ed altri (20 luglio 1300), e ne cominciò il processo. Jacopo abjurò; la Mainfreda e il Saramita furono mandati al rogo sulla piazza della Vetra, il 6 settembre, insieme colle reliquie della Guglielmina.
      Dopo l'opera nostra, fu pubblicato a Perugia un opuscolo, col titolo I Guglielmiti del secolo XIII; una pagina della storia milanese documentata dal d. Andrea Ogniben veronese medico militare. Prima edizione, volume unico: e sono 130 pagine. Tanto per fare secondo i tempi, vorrebbe l'autore scorgere in quel processo un movente politico che appena adombra, ma principalmente dimostrare che la Guglielmina fu una santa donna, e i processati tanti allucinati, mossi in parte da furore erotico, in parte da manìa religiosa, riscaldata dalle quistioni che allora si agitavano sulla grazia efficace (?), sullo stato delle anime avanti il giudizio, sulla rovinosa teoria del libero arbitrio (sic e più sotto la dice fatale teoria) per cui «nel solo ducato di Milano (sic) vi aveano allora ben tredici sette di religione». Di questa teomania trova egli esempj dove vuole, e dice che «il filosofo ed il psicologo, squarciando il velo misterioso d'una fede imposta alle menti umane dal despotismo sacerdotale, ci mostrano chiaramente l'origine umana d'una religione tutta amore e santità». Col che vuol far intendere che Cristo era un delirante, come erano «evidenti manie sensoriali quelle del Rapito di Patmos»; e visionarj i fondatori degli Ordini religiosi.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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