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      Il processo della Guglielmina si connette con quello che fu poi fatto contra Matteo Visconti, poichè nella lettera di papa Giovanni XXII del 1 aprile 1324 ove colpisce questo di anatema, è mentovato come sua prossima parente materna la Manfreda, che asseriva essersi lo Spirito Santo incarnato in una tal Guglielma, lo perchè fu data alle fiamme: e si facea colpa a Matteo di aver molto supplicato per la liberazione di essa, locchè smentisce quei cronisti antichi che lui incolpano d'aver denunziata quella setta. Dalla lettera stessa e da quella data il 1322 dalla chiesa di Valenza diocesi di Pavia, dall'arcivescovo frate Aicardo che nel sinodo Bergolicense fece condannar esso Matteo, appare che altri progenitori di questo erano stati sospetti o condannati d'eresia, cioè il nonno, una zia, Giacomo ed Obizzone: e che Galeazzo, figlio di Matteo, professava gli errori della Manfreda, onde fu arrestato, ma poi rilasciato per le minaccie di Matteo.
      Quando Giovanni e Luchino Visconti si riconciliarono colla Chiesa, supplicarono fosse riveduto il processo del loro padre, il quale in fin di vita erasi pentito. Allora Benedetto XII rimproverò severamente l'eccessivo rigore di Aicardo, e annullò le sentenze proferite in quel sinodo. Nos, qui sumus omnibus in justitia debitores, nolentes justitiam denegare, hujusmodi processus et sententias archiepiscopi et inquisitorum, per nonnullos ex fratribus nostris S. R. E. cardinalibus examinari fecimus, et ipsorum relatione audita, nos, una cum eisdem et aliis fratribus nostris in concistorio, ipsos processus et sententias cum maturitate et discussione debitis examinavimus.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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