Primo apostolo di quest'ultimo evangelo era stato l'abate Gioachino. Se foss'egli un profeta, o un impostore o un visionario è difficile determinare fra le tante tradizioni che lo resero legendario: certo gli scolastici non osarono attaccarlo finchè visse: potè francamente rimproverare i traviamenti della Chiesa, divenuta feudale; gli errori in cui cadde sulla Trinità furono riprovati solo nel 1215 dal quarto concilio lateranese, però senza nominare quell'abate, benemerito della Chiesa.
Fu tra i discepoli suoi che venerossi l'Evangelo eterno; ma il testo essendone perduto, non possiamo che congetturare sopra quanto ne dissero gli scrittori, principalmente un Concilio d'Anagni ove gli errori ne furono condannati. Secondo loro, l'Evangelo di Cristo non sarebbe stato perfetto, e dovea surrogarsegli questo nuovo della vita contemplativa. All'attuazione dell'antico Testamento presedettero tre grand'uomini, Abramo, Isacco, Giacobbe, quest'ultimo accompagnato da dodici patriarchi: al nuovo tre grandi, Gioachino, Giovanni Battista e Gesù Cristo, accompagnato da dodici apostoli: all'eterno presederanno tre grandi, l'abate Gioachino, san Domenico e san Francesco co' suoi dodici seguaci. Nel 1200 fu abrogato l'Evangelo di Cristo, che nessuno condusse alla perfezione. Ora vi sottentrerà il nuovo. Nel 1260 s'avrà una grande tribolazione, e l'Anticristo apparirà: poi dopo breve pace avverrà nuova tribulazione, ancor più pericolosa perchè tutta spirituale.
Così preparavasi una nuova religione; una riforma ben più radicale di quella del xvi secolo, e non solo religiosa ma sociale, abolendo la proprietà.
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