Alcuni gioachiniti avendo cominciato a spiegar questo Evangelo nell'università di Parigi, que' dottori, meno ideali e più pratici come sono i Francesi, se ne sbigottirono e lo fecero condannare dai papi Innocenzo IV e Alessandro IV nel 1255, pur usando riguardo ai Minoriti che l'insegnavano. Da ciò nacque che restasse arcano il nome dell'autore, che i più credono Giovanni Burallo da Parma, nato verso il 1209, entrato francescano verso il 1232, professore a Bologna, a Napoli, a Parigi. Divenuto settimo generale de' Francescani, volendo tra questi ripristinare la stretta regola, visitò a piedi tutti i conventi, ove il suo rigore gli procacciò nemici. Da Innocenzo IV spedito a tentar la riconciliazione de' Greci scismatici, acquistò la stima dell'imperatore Vatace, del patriarca, del clero, del popolo, ma nulla conchiuse. Accusato di aderire alle dottrine dell'abate Gioachino, fu nel capitolo generale di Ara Cœli deposto, o indotto a deporsi da generale, e gli fu surrogato san Bonaventura, che ne fece fare il processo. Due suoi discepoli Leonardo e Gerardo rimasero condannati in perpetuo al pane della tribulazione e all'acqua dell'angoscia: per Giovanni intercesse il cardinale Ottoboni, sicchè potette ritirarsi nel convento della Greccia presso Rieti, ove visse trentadue anni. Ottenuto poi d'uscirne per tornare ad apostolar in Grecia, a Camerino morì. Gli si attribuirono miracoli e passò per beato, titolo confermatogli dalla sacra Congregazione de' riti nel 1777.
Ma che l'Evangelo Eterno sia opera sua non pare.
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