Clemente V esortava Rainero vescovo di Cremona ad estirpare questo mal seme, e li fulminò nel concilio di Vienna. Ne seguirono persino sommosse a Narbona, in Sicilia, in Toscana; pure i Fraticelli durarono contumaci appellando al futuro concilio, onde ebbero definitiva condanna.
Lo statuto di Firenze, libro III, rubrica xxxxi, è contro i Fraticelli. Dei quali gran numero restava a Siena ai tempi di santa Caterina, che li vide sconfitti dai Domenicani, e dove moltissimi fecero abjura la pentecoste 26 maggio 1315148. Nell'archivio di Stato a Firenze, tra le pergamene di Santa Croce vedemmo un'epistola del 5 febbrajo 1322, diretta dal vicario generale di Lucca al pontefice, per assicurarlo che colà il terz'ordine visse sempre secondo la fede cattolica, lontano affatto dall'eretica pravità dei Beghini di Narbona.
Conosciamo maestro Francesco da Pistoja, arso a Venezia il 1337 come uno de' Fraticelli più insolenti: frà Lorenzo Gherardi, Bartolomeo Greco, Bartolomeo da Buggiano, Antonio d'Acquacanina ed altri mandati al supplizio. Frà Michele della Marca, che predicava a Firenze la quaresima del 1389 accusato e processato, fu ucciso, e n'abbiamo una vita scritta da un suo compagno, tutta ira contro i persecutori e ammirazione al santo149. «Mentre che stette in prigione, tutto il suo studio era o in confortare il compagno, o in leggere in un breviario d'un prete, ch'era in quella prigione, o in istarsi in orazione. E diceva: «Io ho udito dire a li poveri, che molto è grande rischio d'apostasia, quand'altri è in prigione, il troppo dormire, o vero dilettarsi in pigliare del cibo corporale, o veramente l'oziositade». E così150 non si curava di niuna sua fatica corporale, pensando pure ne l'onore di Dio spendere il suo tempo».
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