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      DISCORSO VII
     
      CROLLO ALL'ONNIPOTENZA PONTIFICIA. BONIFAZIO VIII E DANTE. CECCO D'ASCOLI.
     
      Quanto narrammo ci dà la ragione delle tante declamazioni che si fecero contro Bonifazio VIII, e che la posterità raccolse alla cieca, e ripete oggi ancora, malgrado un potente e sincero apologista154. Questo pontefice assistette al crollo che al potere papale diede la prevalenza dei re, non più solo per cessare la primazia che quello avea pretesa sopra tutti i dominanti della terra, ma per restringerlo ne' singoli paesi coll'astuzia, scassinando la base prima dell'autorità, il rispetto.
      La Chiesa ebbe un essere assoluto ed immutabile, come la fede su cui era fondata; ma come unione visibile de' fedeli, era retta da un potere visibile, il quale, concernendo la formale esistenza di essa, non poteva essere che potenziale e progressivo. La predicazione e la fede furono sempre quali sempre saranno: la podestà ne variò insieme colla società dei fedeli, pur sempre attenendosi al cardine della fede, e mercè la visibilità della Chiesa. Il potere di chi governa una società si esercita a misura di ciò che tende a distruggerla: crescendo gli attacchi devono crescere le leggi e le pratiche riparatrici. Nessuno attentando al patrimonio della Chiesa primitiva, nessuna legge occorreva per proteggerlo: il che non vuol dire che in san Pietro non esistesse la facoltà di farla, nè che trascendessero i suoi successori col farne. Dicasi altrettanto delle leggi e altri mezzi temporali, coi quali via via la Santa Sede dovette tutelarsi, e che variò a misura de' bisogni, fino a restringersi nella monarchia.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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