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      Bonifazio VIII comparve al tempo che la società del medioevo, la quale della fanciullezza serbava tuttavia le ingenuità, veniva tratta nella malizia, non ancora dalla dottrina e dal ragionamento, ma dai principi, che le insegnavano a ricalcitrare contro quella tutela. Vedemmo come i Federichi avessero tentato surrogare la loro alla primazia pontifizia: quel tentativo spiacque ai re, che non voleano cambiar padrone, e perciò fallì. Or ecco i re farsi innanzi a voler rendersi indipendenti dal papa non men che dall'imperatore. Gli ajutò il disordine del grande interregno, succeduto alla deplorata fine degli Hohenstauffen.
      Per resistere a questi, i papi aveano dovuto appoggiarsi al perpetuo antagonismo della Francia colla Germania; ma la Francia ne divenne incomoda patrona, e i suoi re, dacchè sentironsi ingagliarditi, rinegarono l'antica devozione per cui erano stati intitolati cristianissimi, e massime dacchè quella corona venne a Filippo il Bello, arguto in tutti i cavilli, a cui sa ricorrere chi vuol riuscire senza esser rattenuto da moralità.
      Lo ajutava la posizione del pontefice, piccolo principe in mezzo a baroni ed a Comuni, che o colle prepotenze o coi privilegi impacciavano l'esercizio della sua sovranità; e che trovavasi in contrasto con Carlo di Napoli, il quale chiamato a salvar Roma e l'Italia dalla tirannide degli Hohenstauffen, presto da vassallo era divenuto tiranno della Santa Sede; sicchè, fra le petulanze aristocratiche dei dinasti, e la democratica della plebe, era impacciato nella sua podestà, e i conclavi stessi riuscivano tumultuosi.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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