La Chiesa, che, nel conferimento delle dignità, ripudiò sempre ogni riguardo a distinzione di natali, attenendosi unicamente ai meriti personali, gemeva di vedere il cardinalato e le nunziature affidarsi a taluni, cui unico titolo era l'essere degli Orsini o dei Colonna o dei Savelli; case prevalenti in Roma per armi e per clientele. Esse, con emulazioni prorompenti spesso in guerra civile e in criminosi attentati, s'insinuavano nel concistoro e nel conclave: trescavano a voglia anche nel santuario, e prepotevano nelle cose ecclesiastiche, con tirannide peggiore di quella degli imperatori del secolo precedente, perchè più immediata, e toglievano al pontificato e al sacerdozio quella dignità che traggono dal rimanere superiori alle mondane rivolture.
Dopo un di questi tempestosi conclavi fu eletto pontefice uno, cui la rigida austerità rendea somigliante ai Fraticelli, Pietro Morone che, sulla Majella, alto monte presso Sulmona, erasi proposto d'imitare i solitarj della Tebaide; e che inventò un nuovo Ordine, detto de' Celestini quando, col nome di Celestino V, egli fu portato papa. Ignaro delle rinvolture di questa sciagurata prole d'Adamo, Celestino lasciava deperire il papato fra gl'intrugli de' suoi e le prepotenze degli avversarj, onde egli stesso abdicò, e gli fu surrogato Bonifazio VIII (1294). N'ebbero gran dispiacere quelli che della santa debolezza di Celestino traevano profitto, e non solo dichiararono illegittima l'abdicazione sua e quindi l'elezione di Bonifazio, ma procurarono indur Celestino a tornare sul soglio, e alzare tiara contro tiara.
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