Perduta Terrasanta, mancò il principale esercizio di loro attività, e abbandonaronsi alle tentazioni della giovinezza ricca ed oziante. Allora fu detto si costituissero in società di eresia e di peccato; e poichè secretissime tenevansi le loro iniziazioni, il vulgo vi suppose qualcosa di straordinariamente scellerato. Fomentò l'opinione Filippo il Bello, e fingendosi zelatore del buon costume per mettere gli artigli sulle immense loro ricchezze, domandò al papa abolisse quell'Ordine. Arrestati a un tratto tutti i cavalieri, processati colla durezza allora consueta, furono la più parte messi a morte.
Le variissime accuse a loro apposte si possono ridurre a queste: che rinnegassero la fede, bestemmiassero Cristo, Maria e i Santi; calpestassero e deturpassero le croci; nel consacrare tacessero la formola sacramentale; il maestro assolvesse i peccati, sebbene laico; adorassero la testa di Bafomet, idolo sopra il quale assai si fantasticò; e portassero cingoli benedetti dal contatto di esso: usassero fra loro baci indecenti; peccassero contro natura; tutto facessero con gran segretezza. Quest'ultimo fatto almeno era vero. È abbastanza noto quel processo, condotto colla passione e in gran parte coi modi, che nel secolo scorso fecero abolire un altr'Ordine ancor più famoso e riviviscente; e duole che Clemente V e il XV concilio ecumenico, tenuto a Vienna delle Gallie il 1311, vi assentissero.
In Italia si operò con maggiore umanità. Molti tribunali, come a Bologna e Ravenna159, li dichiararono incolpevoli.
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