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      Se dunque gli scellerati processi fatti loro in Francia invitano a crederli innocenti e vittime dell'avidità di Filippo il Bello, la calma con cui procedette la Chiesa, i processi istituiti regolarmente in Italia come in altri paesi, nel volger di molti anni, senza violenze, lasciano supporre che molti de' Templari fossero rei, e che col re di Francia mal si metta a fascio Clemente V, il quale, col sopprimere l'ordine non de jure sed per viam provisionis, salvò individui innocenti, e ne sottrasse i beni dalla principesca avidità, applicandoli alla difesa di Terrasanta.
      A ogni modo quest'era un sagrifizio ch'egli faceva alla paura di vedere la memoria di Bonifazio VIII chiamata a un processo capzioso di che Filippo era maestro: processo al quale predisponeva l'opinione Dante, esecrando quel pontefice ben nove volte nella Divina Commedia.
      Questo nome del grande che ritrae l'austera fisionomia del medioevo, e irradia i crepuscoli della rinascenza, ci porta a indicare coloro che il poeta teologo, che il verseggiatore della scolastica vollero noverare fra gli eretici, fosse per denigrarlo, fosse per trovare precursori ai Protestanti del secolo xvi. Ed è vero che Dante rimprovera acremente i pontefici; più d'uno ne relega nel suo Inferno, e nominatamente Bonifazio VIII, non ancora morto. Quella collera che spesso invade i grand'uomini allorchè si trovano sconosciuti o perseguitati, ispirò l'esule ghibellino. E come tale, persuaso che la pace fra i piccoli potentati non possa assodarsi se non quando tutti obbediscano a un signore supremo, s'inviperiva contro coloro che reluttavano alla dominazione dell'imperatore, come Pisa, Pistoja, Genova, la Lombardia; Bruto e Cassio tormenta nel peggiore fondo dell'inferno con Giuda; in paradiso vede preparato un trono per l'imperatore Enrico VII; la serva Italia è ostello di dolore perchè non lascia che Alberto Tedesco inforchi gli arcioni di essa; e a questo impreca perchè non viene a vedere la sua Roma che piange.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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