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      Il papa, rintegrata la sua autorità, mandò il cardinale Egidio Albornos spagnuolo (1353) per «ispegnere l'eresia, reprimere la licenza, procurare la salute delle anime, e rintegrare l'autorità della Chiesa colla pace e colla guerra». In fatti egli si sottopose i varj Comuni, in ciascuno de' quali avea fatto nido un tirannello; e raccolti a Roma i deputati di tutti essi Comuni (1357), d'accordo con loro dettò una costituzione.
      Il dominio temporale non ha che vedere colla fede, e in conseguenza non è soggetto di eresia, e noi già indicammo come avesse un'origine più antica e più popolare di qualunque altro, e qual concetto se ne portasse allora. Qui però ci cade di osservare come i papi, conforme alle idee del medioevo, tanto diverse dall'assolutismo dello Stato, introdotto dai moderni, esercitassero il dominio in unione col popolo, cioè colla repubblica romana. Allorchè essi stettero lontani, questa prevalse a tal segno, che Cola citava l'imperatore e gli elettori di Germania a giustificare i loro titoli davanti al popolo romano.
      Fu il cardinale Egidio Albornos che tolse a stabilirvi una vera sovranità, a quel modo che allora diveniva generale: distrusse i signorotti, recuperò le città, ben liete d'obbedire al pontefice piuttosto che a tirannelli; e colle Constitutiones Ægidianæ garantiva molti privilegi, pure procurando, massime nella Marca d'Ancona, assicurare il libero esercizio della sovranità mediante l'unità delle provincie. Quelle costituzioni rimasero il vero diritto pubblico della Romagna, furono stampate nel 1472, e dipoi con aggiunte varie: la Santa Sede, uniformandosi alle idee principesche le quali andavano prevalendo, s'ingegnava d'ampliare le sue prerogative, mentre le provincie attenevansi gelose ai proprj statuti: sicchè la sovranità pontifizia rimaneva piuttosto nominale al modo antico, anzichè dispotica.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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