I tentativi di Bonifazio VIII per rintegrare la supremazia richiamando in vigore le precedenti decisioni canoniche, destarono ne' principi quella gelosia, che proviene mentosto da usurpazioni reali che da temute. Alle immunità attribuite ai beni ed alle persone degli ecclesiastici, i Comuni più non aveano rispetto, e proferivano decreti sopra di essi, in onta agli anatemi del pontefice e de' vescovi. Quando l'edificio sociale era impiantato sulla fede, ogni opposizione si risolveva in eresia, e il pontefice per le sue prerogative, il clero per le immunità offese lanciavano scomuniche e interdizioni. Ma se queste aveano fiaccato l'orgoglio e la possa degli imperatori Sassoni e Svevi, perdeano efficacia dacchè venivano prodigate per intenti mondani; i Siciliani durarono ottant'anni in rotta colla Chiesa; i Visconti di Milano se ne vendicavano col pesare viepeggio sugli ecclesiastici; gli avvocati ergeano la fronte contro i papi, ai quali dianzi erasi incurvata quella dei re.
Non per questo si rinnegava la Chiesa: i Patarini erano scomparsi d'Italia o nascosti; il popolo amava le splendidezze del culto, se anche non ne venerava l'austerità, e compiaceasi del papa e della Corte pontifizia. Ma dacchè questa erasi trasportata in Avignone, i Guelfi non meno che i Ghibellini la bersagliavano, quasi cessasse d'essere cattolica cessando d'essere romana. Franco Sacchetti mercante fiorentino, il Petrarca canonico, il Pecorone frate, e persone di grande scienza e di celebrata santità avventavansi contro la Babilonia: i malcontenti del governo temporale vituperavano i papi spirituali: di Clemente V non è male che non si dicesse: Giovanni XXII fu tacciato d'eretico sì pel suo litigio che dicemmo coi Fraticelli, sì per sue dubitazioni sulla beatifica visione: cioè se le anime elette vedano Dio nella sua maestà subito staccate dal corpo, o solo dopo il giudizio finale.
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