Lodovico il Bavaro, eletto imperatore di Germania, era venuto in Italia per la corona (1324), e poichè Giovanni XXII gliela ricusava, egli ostentò non aver bisogno dell'autorità di esso. Il papa allora dichiarò l'Italia sottratta alla giurisdizione imperiale, in modo che non potesse mai più essere incorporata coll'impero nè infeudata. Di ripicchio il Bavaro s'appella al Concilio, e prodiga le solite ingiurie al papa; il papa dichiara lui scomunicato190, e interdetti i paesi che gli obbedissero; onde Lodovico, che, sostenuto dai Ghibellini, si era fatto coronare a Roma, e avea nominato un antipapa, presto si trova isolato e decaduto.
Per sostenersi aveva egli adoprato non solo le armi, ma le dottrine. Guglielmo Occam, scolastico nominatissimo, contendeva l'infallibilità non solo al papa, ma anche al concilio universale e al clero; ai laici in corpo competere il decidere definitivamente; contro il papa potersi all'uopo usare anche la forza, o stabilirne diversi, un dall'altro indipendenti. Marsilio di Mainardino da Padova, eloquente professore all'Università di Parigi, insinuò a Lodovico che a lui spettasse riformare gli abusi della Chiesa, giacchè questa è sottomessa all'impero; «Ho visto (egli diceva) prelati, abati, sacerdoti, così sprovvisti di dottrina, che non sapeano tampoco parlare secondo grammatica. Quei che hanno visitato la Corte di Roma, la conobbero casa di traffico, spelonca di ladroni; quei che non l'hanno veduta udirono ch'è fatta ricettacolo di quasi tutti i ribaldi, e trafficanti nello spirituale come nel temporale; non v'è che malvagità; nessuna premura di acquistare le anime»191.
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