La filosofia scolastica, tutta armata di logica, avea preso per oracolo Aristotele, in verità maestro eccellente, poichè in esso trovasi anche la critica degli altri sistemi, mentre Platone non dà che il proprio dogma. Aristotele anch'esso proclama e dimostra il Dio supremo, la legge morale, l'anima immortale: ma al Cristiano che attende tutto da Dio, poteva essere fedel maestro questo, che esagera la potenza della natura e l'efficacia dell'umana volontà? Egli che erige in principio supremo la natura, poteva rimanere l'oracolo d'una scienza tutta religiosa? Poi esso giungeva in Europa nelle versioni e nei commenti de' Musulmani, che gli aveano prestato sentimenti assurdi e sofisterie; che traducendo teosofizzavano l'autore, e in modo fantastico osservando il mondo, applicavano l'astronomia all'astrologia, l'astrologia alla medicina. I nostri, nel tradurre quelle traduzioni, nuovi errori vi sovrapposero; nè la critica sapeva riconoscervi l'alterazione, mentre l'idolatria professata ad Aristotele impediva di supporlo in fallo; donde una miscela d'arabo, di scolastico, di cristiano, bastardume sterile, e indicifrabile a quei che voleano conciliarlo colla teologia dogmatica.
Al movimento razionale repugna assolutamente l'islam, avverso ad ogni cultura civile e profana; pure un istante la protezione de' califfi gli diè tale impulso, da sorgerne un'età dell'oro della coltura musulmana, sebbene esagerata da coloro che imputano ai Cristiani d'averla respinta. Quegli italiani che il fanno, e che deridono o riprovano le crociate pensino che l'islam stabiliva il despotismo teocratico, dove non famiglia, non ceti, non liberi possessi, non gerarchia; bensì un'eguaglianza assoluta, ove tutto può la volontà d'un solo.
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