Or egli dichiarava esserci cose che sono vere secondo il filosofo, non secondo la fede cattolica: quasi due veritą contrarie possano sussistere. Tale proposizione venne condannata sotto Giovanni XXII, ed egli si ritrattņ; ma questa eresia divenne comune nel secolo xv, e si sosteneano pretti errori, come la mortalitą dell'anima, l'unicitą dell'intelligenza, l'ispirazione individuale, salvandosi col dire che erano illazioni dalle premesse di Platone e d'Aristotele, ma non pregiudicavano ai dogmi di Cristo. Cosģ le due opposte scuole s'accordavano contro la rivelazione, non combattendola, ma affettando di non tenerne conto, quasi la non fosse mai avvenuta; eliminando la fede e ogni forza o sussidio soprannaturale, per seguire solo le vedute proprie in problemi di spettanza religiosa, la cui soluzione importa alla morale come al benessere della societą.
A Platone prestava culto Marsilio Ficino, sino ad accendergli una lampada; nol discompagnava da Mosč, vi trovava l'intuizione de' misteri pił profondi; il Critone pareggiava ad un secondo vangelo, piovuto dal cielo; e servendo a due padroni, usava espressioni scritturali a spiegare il filosofo. Loda Giovanni de' Medici con queste parole: Est homo Florentię missus a Deo cui nomen est Johannes: hic venit ut de summa patris sui Laurentii apud omnes authoritate testimonium perhibeat. E da Plotino fa dire sopra Platone: Hic est filius meus dilectus in quo mihi undique placeo: ipsum audite223. Nel trattato De religione Christiana (1474) prova la divina missione di Cristo dall'esser egli stato predetto da Platone, dalle Sibille, da Virgilio; e dall'avere dato gli Dei molto benigna testimonianza di esso: i preti sieno dotti, i dotti preti; e la vera scienza č il platonismo.
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