Questo Pietro Pomponazio mantovano (1473-1525), brutta figura, cattivo filologo e debole logico, ma arguto, sonoro e vivace parlatore, tormentato dall'incertezza del vero a segno da perderne il sonno, e soffrir la febbre e vertigini224, accorgendosi d'altra parte che il ricercarlo provoca beffe dal vulgo, persecuzioni dagli inquisitori225, pone ogni studio a conciliare la ragione colla fede. Gli resta qualche dubbio; e promovendo discussioni senza riguardo al dogma e alla disciplina cattolica, vi risponde facilmente: ma altri dubbj gli rampollano, e da ciascuna soluzione ritrae nuove incertezze, sempre allontanandosi d'un passo, finchè riesce fuor del cristianesimo, anzi d'ogni credenza positiva: dubita fin della Providenza e dell'individualità dell'anima226, fa inventate dagli uomini le idee morali e le postume retribuzioni227; conchiude riferendosi interamente alla Chiesa, pur professando ch'ella non dà nessuna soddisfacente soluzione.
Volete vedere com'egli o vacilli fra le autorità, o se ne rida? Trattando della destinazione delle anime, repudia il panteismo, monstrum ab Averrhoe excogitatum; ma (dice) se fosse vero, come molti Domenicani asseriscono, che san Tommaso avesse ricevuto, realmente e davanti testimonj, tutta la sua dottrina filosofica da Gesù Cristo, non oserei muover dubbio su veruna delle sue asserzioni, per quanto mi sappiano di false e assurde, e ch'io ci veda illusioni e decezioni piuttosto che soluzioni; perocchè, a detta di Platone, è empietà il non credere agli Dei o ai figli degli Dei, quando anche sembrino rivelar cose impossibili.
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