Da per tutto, ma forse peggio in Italia, la buffoneria si esercita col bersagliare le convinzioni, e mettere in canzonella le quistioni più serie, quando vengono agitate. Per tale spirito Luigi Pulci, nel bizzarro poema del Morgante, volgeva in baja tali disquisizioni:
Costor che fan sì gran disputazioneDell'anima ond'ell'entri ed ond'ell'esca
O come il nocciol si stia nella pescaHanno studiato in su n'un gran mellone.
Fin sul teatro recavansi, e sta manoscritta alla Biblioteca già Palatina di Firenze una rappresentazione del xv secolo, intitolala I Sette Dormienti, ove Tiburzio e Cirillo sostengono che, secondo Aristotele, la resurrezione dei morti è contro natura; Faustino cristiano disputa in contrario e conchiude:
Se Aristotel nol crede lo credo io,
Se non lo fa natura lo fa Dio.
Faustino racconta all'imperatore Teodosio le ingiurie dettegli dai filosofi, e l'imperatore chiama teologi e filosofi a disputare in sua presenza, ma poichè non giungono a una conclusione, l'imperatore li congeda, si veste di cilizio, e prega Dio a palesare la verità. Qui interviene il noto miracolo de' sette dormienti.
V'ebbe qualche filosofo che accendeva il lumicino all'immagine di Platone; qualche accademia celebrava feste all'antica, sagrificando un capro; e molti cambiavansi il nome di battesimo, quasi vergognosi di portare quel d'un santo; e d'Antonio, Giovanni, Pietro, Luca, faceano Aonio, Gianni, Pierio, Lucio; e mutavano Vittore in Vittorio o Nicio, Marino in Glauco, Marco in Callimaco, Martino in Marzio, e così via.
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