Nell'esaltazione di Alessandro VI le iscrizioni alludevano sempre al nome eroico:
Cæsare magna fuit, nunc Roma est maxima: sextusRegnat Alexander, ille vir, iste Deus;
e un'altra:
Scit venisse suum patria grata Jovem.
Per Leone X si fece quest'epigramma:
Olim habuit Cypris sua tempora, tempora Mavors
Olim habuit; sua nunc tempora Pallas habet.
Esso Leone X eccitava Francesco I contro i Turchi per Deos atque homines. V'è chi chiama Olimpo il paradiso, Erebo l'inferno, lectisternia le maggiori solennità, arciflamini i vescovi, infula romulea la tiara, senatus Latii il sacro concistoro, ambrosia e nettare le sacrosante specie; sacra Deorum la messa, simulacra sancta Deorum le immagini de' santi.
Le allusioni gentilesche del Bembo strisciano all'empietà; partendo per la Sicilia, invoca gli Dei propizj al suo viaggio, quod velim Dii approbent; fa Leone X assunto al pontificato per decreto degli Dei immortali; parla dei doni alla dea lauretana, dello zefiro celeste, del collegio degli auguri, per indicare lo Spirito santo e i cardinali; chiama persuasionem la fede, la scomunica aqua et igni interdictionem; fa dal veneto senato esortare il papa uti fidat diis immortalibus, quorum vices in terra gerit; e così litare diis manibus è la messa dei morti; san Francesco in numerum deorum receptus est. Ne' versi poi anteponeva il piacere di vedere la sua donna a quello degli eletti in cielo:
E s'io potessi un dì per mia venturaQueste due luci desiose in lei
Fermar quant'io vorrei,
Su nel cielo non è spirto beato
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