Ma in questi pure appariva come sia pessima la corruzione dell'ottimo. Commendate le badie ad uno che mai non le vedeva, o vi compariva con treno secolaresco di cani, donne, cortigiani per raccorvi i frutti e far caccia nelle selve, chi più curava la disciplina de' monaci? E qual meraviglia se i conventi, già centri all'attività del pensiero, delle arti, della devozione, intepidivano nella rilassatezza dell'opulenza, o gareggiavano solo nella profana gelosia d'un Ordine coll'altro?
Mentre nell'Aretino e pari suoi si perdonava non solo ma si applaudiva la scostumatezza, la perfezione a cui devono aspirare i monaci rendeva rigorosi verso di loro; che d'altra parte obbligati per professione a sopportare e umiliarsi, non davano timore di ripicchio. Eccoli pertanto bersaglio alle leggerezze e alle arguzie. Lelio Capilupo di Mantova, famoso pei lubrici centoni, ne fece uno inimitabile contro i monaci, ch'è inserito in fine del Regnum papisticum di Naogeorgus. Chi non conosce i nostri novellieri?
Non è men vero che i monaci venivano rimproverati anche dagli austeri; se non che questi il facevano con carità, con esagerazione i depravati: questi pel maligno gusto di rivelare spettacoli stomacanti, quelli collo scopo di rimediarvi. Ambrogio abate generale de' Camaldolesi, dotto e pio, adoprato da Eugenio IV nelle controversie e nella carità, nel 1431 e 1432 visitando i varj conventi d'Italia trovò disordini, ch'egli, nel suo Hodœporicon, per prudenza dinota con voci greche; monache ch'erano vere ????????; altrove omnes ferme ?????? ?????; un'abadessa gli confessò ?????? ???????: d'un'altra un prete geloso pubblicò lettere oscene.
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