Venerandoli per santità, disinteresse, acume, le città chiamavano que' frati a compor litigi, ad amministrare finanze, a riformare statuti; i papi li deputavano a dilicate missioni, perchè nè costavano spesa, nè accampavano pretensioni; il Sant'Uffizio li riduceva a una specie di magistrati criminali, con bidelli, famigli armati, carceri e imperio sovra il magistrato secolare; essi che erano stati istituiti a profonda umiltà, a povertà assoluta. Allorquando nel 1457 se ne celebrò il capitolo generalissimo in San Francesco di Milano, con indulgenza pari a quella di Santa Maria degli Angeli d'Assisi, immenso numero ne concorse, pel cui sostentamento si raccolsero meglio di diecimila scudi di limosine: il duca Francesco Sforza prodigò ad essi trattamento e onorificenze, e sedette al loro pranzo frugale, mentre centomila curiosi affluirono a vederli.
Ricchi di privilegi, tra cui invidiatissimo quello di confessare, e predicare dovunque si trovassero, e farsi cedere il pulpito da ogni curato, ne ottenner di nuovi da Sisto IV, epilogati nella famosa Bolla dell'agosto 1474, fratescamente qualificata mare magnum, che minacciava sino di destituzione i parroci che non obbedissero ad essi. I vantaggi che traevano dall'opinione di santità tornarono a danno di questa; e resi mondani, con mille brighe cercavano le dignità; e (dice il cardinale Caraffa) «si veniva ad omicidj non solo con veneno, ma apertamente col coltello e colla spada, per non dire con schioppetti». Le gravissime controversie tra i più o meno rigidi Osservanti, procedute fino all'eresia de' Fraticelli, da molti papi si tentò invano toglierle di mezzo, finchè Leone X nel 1517 gli obbligò ad eleggere un solo generale, nè portar altro titolo che di Minori Osservanti.
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