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      Così evitava le opinioni particolari, ma quell'aridità sconveniva all'eloquenza del pulpito.
      Mescolando sacro e profano, serio e burlesco, col nuovo, col bizzarro, col sorprendente attiravasi l'attenzione, ponendo i mezzi sopra lo scopo. Paolo Attavanti ogni tratto cita Dante e Petrarca, e se ne gloria nella prefazione. Mariano da Genazzano, levato a cielo da Pico della Mirandola e dal Poliziano, «predicava attraendo con l'eloquenza sua molto popolo, perciocchè a sua posta aveva le lagrime, le quali cadendogli dagli occhi per il viso, le raccoglieva talvolta e gittavale al popolo»266.
      Non è raro il trovare una pietà sincera e un'ingenuità profonda associate senza gusto col buffo e col teatrale; e a riso anzichè a compunzione eccitano i sermoni di Roberto Caracciolo da Lecce, dai contemporanei supremato nell'eloquenza. Sale in pergamo a predicare la crociata? traendosi la tonaca, rivelasi in abito da generale, come pronto a guidare egli stesso l'impresa. Un'altra volta esclama: «Dicetemi, dicetemi un poco, o signori; donde nascono tante e diverse infermitadi in gli corpi umani, gotte, doglie di fianchi, febre, catarri? Non d'altro se non da troppo cibo ed essere molto delicato. Tu hai pane, vino, carne, pesce, e non te basta; ma cerchi a toi conviti vino bianco, vino negro, malvagìe, vino de tiro, rosto, lesso, zeladia, fritto, frittole, capari, mandorle, fichi, uva passa, confetione, et empi questo tuo sacco di fecce. Émpite, sgónfiate, allargate la bottonatura, et dopo el mangiare va, et bòttati a dormire come un porco»267. E a costui fioccavano e brevi in lode, et onorevoli commissioni, e mitre, e titolo di nuovo san Paolo.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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