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      Gli altri novellieri, imitandolo, affastellarono arguzie ed avventure a carico dei monaci, e nessuno peggio del Novellino di Masuccio salernitano. Del quale ci viene specialmente al balzo la novella x, il cui argomento è, «Come un vecchio penitenziere, non in villa o in luogo rustico, che l'ignoranza il potesse in parte iscusare, ma nell'alma città di Roma e nel mezzo di San Pietro, per somma cattività e malizia vendea a chi comperare il volea come cosa propria il paradiso, sì come da persona degna di fede mi è stato per verissimo raccontato».
      Non osando avventarsi contro l'impero e contro i tiranni, la satira si trastullò dunque contro la lassa disciplina. Il Poggio, che fu segretario di tre papi, descrivendo in lettera a Leonardo Bruno il supplizio di Giovanni Huss e Girolamo da Praga, li compassiona inveendo contro Roma: nelle invereconde sue Facezie, raccolta degli aneddoti che correano per le anticamere della cancelleria romana, insieme col vulgo e cogli aristocratici, cogli eruditi e coi parlatori, berteggia insolentemente gli ecclesiastici e la Corte pontifizia: eppure si stamparono in Roma stessa il 1469. Battista Spagnuoli, dalla patria detto, il Mantovano, che fu generale dei Minoriti274., dettò satire virulente contro il clero. Giovian Pontano satirico, che aveva sempre un calcio pei vinti, pronto a carezzarli quando tornassero vincitori, spesso bersaglia gli ecclesiastici, e nel dialogo Caronte introduce vescovi, cardinali, monaci a far confessioni spudorate. Antonio Vinciguerra, segretario della repubblica fiorentina, verseggiò contro i peccati capitali che infestavano la Chiesa e l'Italia.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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