De' Domenicani cercarono la riforma Antonio de' Marchesi di Roddi, vercellese, e sant'Antonino, che eletto arcivescovo di Firenze, conservò la frugale regolarità monastica, d'una mula accontentandosi per tutti i servigi, mentre il palazzo, la borsa, i granaj teneva aperti a chiunque; e profondea nelle pesti e ne' tremuoti; «contro a molti che dicono i prelati usare le pompe per essere stimati, giunto a Roma con una cappa da semplice frate, con un mulettino vile, con poca famiglia, era in tanta reputazione, che quando passava per la via s'inginocchiava ognuno a onorare lui, assai più che i prelati con le belle mule e con gli ornamenti de' cavalli e de' famigli»283. Fondò a Firenze il ricovero delle orfane e vedove decadute, ed altre istituzioni che durano fin oggi, o fin jeri, come i provveditori dei poveri vergognosi, anticipazione de' Paolotti: e lasciò una Summa theologica di temperate conclusioni, che passa ancora per delle meglio ordinate; e ch'egli stesso compendiò in italiano ad uso de' confessori. Matteo Carrieri da Mantova, portentoso per richiamare al cuore famose peccatrici, e coltivare nascenti virtù: catturato da un corsaro e ottenutane la libertà, la esibì a riscatto d'una signora, presa anch'essa colla figlia; onde il pirata commosso rilasciò tutti i prigionieri (1450). Era domenicano, come Costante da Fabriano, diviso fra lo studio, la preghiera e le macerazioni, e che già vivo ottenne, direi, culto; Giovanni Licci da Palermo che edificò quell'Ordine in cenquindici anni di vita; Sebastiano de' Maggi di Brescia, che alle lodi di letterato rinunziò per attendere alla conversione de' peccatori ed al rappacificamento de' nemici, massime a Genova, ove morì nel 1494.
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