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      Ma la pietą di questi e de' troppi che ommettiamo non bastava a quella riforma, che sarebbe dovuta venire dall'alto; come gią vedemmo dal fondo della corruzione essere cavato il mondo per la forza di Gregorio VII, e per lo zelo e gli esempj de' santi Francesco e Domenico.
      All'alito di Dio e sotto l'ale del cristianesimo era sbocciata la societą moderna; e Dio, unica fonte d'ogni potestą, credevasi avere commesso l'esercizio della temporale non meno che della spirituale al suo vicario in terra; il quale, occupato delle anime, e di conservare integro il dogma e pura la morale, aveva affidato una delle due spade all'imperatore; l'imperatore, unto dal Cristo in terra, consideravasi come capo dei re, come rappresentante il potere temporale della Chiesa in quella grande unitą, la quale nell'ordine religioso chiamavasi cattolicismo, e nell'ordine temporale sacro romano impero. Concetto sublime, che sottraeva il mondo all'arbitrio della forza per porlo in tutela della fede, piantava dominj non per conquista o per nascita, ma per riverenza ed opinione; preveniva spesso le guerre mediante l'arbitrato supremo, appoggiato alla minaccia delle scomuniche; sempre le rendeva meno micidiali; garantiva i re e i popoli dai mutui attentati col chiamare gli uni e gli altri a rendere ragione di loro condotta avanti ad un tribunale, inerme eppure potentissimo perchč fondato sulla coscienza de' popoli, e resistendo ai forti non in nome della rivolta, ma della sommessione che si deve a Dio pił che agli uomini.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantł
Utet
1865 pagine 608

   





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