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      Martino V ed Eugenio IV si valsero del modo di guerra allora usitato, cioè de' condottieri, per sottomettere le città rivoltose. Nicolò V tentò un tratto confederar tutti gli Stati d'Italia per opporli ai Turchi, che aveano presa Costantinopoli il 29 maggio 1453, e riuscì a conchiudere la pace di Lodi; ma questa assicurava i varj dominanti, non li federava per l'offesa e la difesa. Internamente la congiura del Porcari aveva offerto pretesto ai papi d'integrare il proprio dominio su Roma, annullando l'autorità popolare dei capi di rioni.
      Quest'assoggettamento bisognava estenderlo a tutto lo Stato, reprimendo l'anarchico arbitrio de' signorotti che se lo divideano, e a ciò mirarono tutti i papi successivi, annaspando una politica non immune di violenze e di frodi, a cui dà risalto il carattere ond'erano rivestiti. Nella congiura de' Pazzi, prelati cospirarono ad assassinare i Medici in chiesa, e il popolo in vendetta appiccava fino un arcivescovo; pruova di deperita religiosità, ancor più della violenta diatriba, in quell'occasione avventata a Sisto IV, credesi da Gentile de' Becchi vescovo d'Urbino. Sebbene non crediamo che questo pontefice partecipasse a tale assassinio, nè i tant'altri gravami contro la sua memoria, forza è dire che esercitò trista politica; a titolo di mettere in pace l'Italia per armarla contro i Turchi, sparnazzò scomuniche, massime contro i Veneziani; sostenne la cadente libertà fiorentina contro l'usurpazione dei Medici, ed aspirò all'indipendenza italiana, ma mostrandosi ambizioso e corrotto, disgustò anche i repubblicani, e mentre non attutì le irrequietudini intestine, lasciò che i rigori dell'Inquisizione si trapiantassero dalla Spagna nel paese nostro: per fare denari non abborrì da strani mezzi; creò nuovi uffizj da vendere, impose l'esoso dazio sul macinato, decime sui prelati: elevò impudentemente i parenti suoi, concesse perfino ad Alfonso, bastardo di re Fernando d'Aragona, appena di sei anni, l'arcivescovado di Saragozza.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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