Nè più saviamente si maneggiarono i suoi successori, l'andamento delle fortune d'Italia alterando per collocare, stabilire, dotare i loro figliuoli o nipoti; e guardandosi come capi dello Stato, più che capi della Chiesa. Non riscossi dalle minaccie di Basilea e Costanza addormentavansi nella sicurezza del possesso, e lasciavano nella stessa metropoli del cattolicismo preponderare lo spirito secolaresco. I cardinali aveano facoltà di imporre condizioni nel conclave al futuro pontefice, ma Innocenzo VI avea dichiarato che nessun giuramento anteriore all'elezione può restringere l'autorità pontifizia, atteso che, sede vacante, alla Chiesa non compete altro diritto che di eleggere il successore. Morto Sisto IV, i cardinali stesero una costituzione, ma tutta a loro mero vantaggio; non avessero meno di quattromila zecchini d'entrata; non rimanessero colpiti da censure o scomuniche o giudizj criminali, se non colla sanzione di due terzi del sacro collegio; non oltrepassassero il numero di ventiquattro, un solo de' quali potesse essere della famiglia del papa.
Siamo contenti di non esser obbligati a raccontare il regno di Innocenzo VIII, salito papa col promettere, e connivendo a indegni favoriti che di tutto faceano bottega.
Allorchè questi morì nel 1492, si manifestò più che mai nella cristianità il bisogno di riformare la Chiesa; «Lionello vescovo di Concordia n'espresse davanti ai cardinali il voto nel giorno che entrarono in conclave, in un magnifico discorso rappresentando come la romana, madre e radice della Chiesa universale, cadesse di giorno in giorno in maggiore dispregio; estremo il lusso del clero; i principi cristiani accanniti gli uni agli altri fino a distruggersi.
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