Rinunziando a discolpe, che potrebbero scambiarsi per giustificazioni288, torciamo dal genio delle tenebre verso un angelo di luce.
Qual Italia abbiamo? Le idee pagane sono in piena rifioritura: si rovistano gli avanzi di libri, di statue, di fabbriche; sulle antiche si modellano le opere nuove, a scapito dell'originalità e della naturalezza; l'autorità d'un filosofo o d'un poeta reggesi in bilancia con quella della Scrittura e d'un santo padre, fino a insegnare, Cristo dice così, Aristotele e Platone dice colà; la sottigliezza scolastica offusca la ragione col pretesto di illuminarla; la sublimità platonica invanisce in delirj teosofici; si magnificano solo le virtù pagane, e i nomi di greci e romani surrogansi a quelli ricevuti nel battesimo.
In quella civiltà cresciuto e fattosene adoratore, Lorenzo De' Medici cantò inni sacri per compiacere sua madre, e osceni carnascialeschi per compiacere alle brigate; e moriva circondato da tutto il fasto d'una Corte popolana, fra capi d'arte antichi, o moderni che gli emulavano; fra libri cercati di lontanissimo; fra olezzi di fiori, tratti dall'India; fra delicature tributategli da tutto il mondo. Ma i suoi sguardi su che si fissavano in quel memore punto? Sopra un crocifisso di legno rusticamente intagliato, stretto fra le mani d'un frate. Era frà Girolamo Savonarola. Nato di buona gente a Ferrara, già da fanciullo amava la solitudine; nelle campagne fin colle lacrime esalava la piena dell'affetto, e al Signore diceva: Notam fac mihi viam in qua ambulem, quia ad te levavi animam meam.
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