Perciò proponeva di tenerlo prigione, e dargli modo di scrivere, acciò il mondo non perdesse i frutti del suo ingegno.
La Pratica accolse male la proposta, e gli si objettò non era a fidarsi nei magistrati futuri, che rinnovavansi ogni due mesi; talchè il frate sarebbe potuto tornar libero, e metter la città di nuovo a soqquadro. Nemico morto non fa più guerra: l'insegnò il Machiavello, e lo praticò Saint-Just.
E morte gli decretarono i concittadini, e l'assentirono i commissarj apostolici; e fu posto vivo sul rogo con due compagni, davanti al Palazzo Vecchio, dove sta ancora la lapide col decreto, pel quale egli avea fatto dichiarare unico re de' Fiorentini Gesù Cristo. Ai condannati il papa avea mandata l'assoluzione, onde l'assistente disse: «Piacque a sua santità liberarvi dalle pene del purgatorio, e concedervi l'indulgenza plenaria dei vostri peccati. L'accettate voi?»
Tutti tre chinarono il capo, e dissero sì. Così ai 23 maggio 1498 moriva frà Girolamo tra gl'insulti della plebe, che struggeasi di metter fuoco alla pira, come un tempo di cogliere i fiori del rosajo ov'egli predicava; tra gli osceni strappazzi del boja, che schiaffeggiandolo attiravasi pubblici applausi: e la Signoria informava i principi «quei tre frati aver avuto fine condegna alle loro pestifere sedizioni». Ma che? Subito il Savonarola fu decorato del titolo di santo, di martire; i tizzoni del suo rogo, qualche avanzo di ossa, le ceneri si conservarono, e mostravansi a' suoi devoti, come adesso ai curiosi; e ad ogni anniversario la gioventù ne espiava il supplizio con ispargere fiori sul luogo ov'egli perì.
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