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      Orate pro eo». Di tratti consimili è sparsa la sua vita, e ne' discorsi accenna spesso a rivelazioni speciali, o ad interpretazioni nuove di passi scritturali.
      Uom di fede, di superstizione, di genio, abbondò di carità; credette all'ispirazione personale, all'opposto di Lutero che tutto affidavasi al raziocinio; e argomenti in favore e contro di lui possono raccogliersi nelle sue opere, dal cui complesso risulta come abbia cercato l'armonia della ragione colla fede, della religione cattolica colle franchigie politiche.
      In ogni modo non impugnò l'autorità della Santa Sede, benchè reluttasse a colui che egli credeva tenerla illegittimamente, e contro di questo invocasse il concilio che doveva riformar la Chiesa legittimamente: la superbia degli applausi, il puntiglio delle contraddizioni lo fecero trascendere, ma operava con coscienza pura, senza ambizioni personali: non cercò propagar le sue persuasioni colla forza, sibbene coll'esempio, cioè credeva alla potenza del vero. E diceva: «Entrai nel chiostro per imparar a patire, e quando i patimenti vennero a visitarmi, gli ho studiati, ed essi m'insegnarono ad amar sempre, a sempre perdonare». Ma interposto Iddio fra il pensier suo e la sua persona, sottomise la prudenza umana all'ispirazione; credette guidar il popolo per mezzo della passione e delle grida di piazza, e a queste soccombette, come sempre avviene. Eretico non è se non chi si ostina in un'opinione contraria ad un punto di fede definito. La sua fama restò bilanciata tra il cielo e l'inferno, ma la sua fine fu deplorata da tutti, e forse primi quelli che l'aveano provocata.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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