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      Alle città sottoposte lasciava gli antichi o concedea privilegi nuovi, formandone municipj indipendenti siccome nel Veneto; e dove corporazioni di nobili, di borghesi, d'artieri si teneano in reciproco rispetto. In Roma erano quotidiane le aggressioni e gli omicidj, e non rare le vere battaglie, e Giulio le terminò coll'imporre e volere il disarmo generale. La nobiltà romana stava divisa in guelfa e ghibellina, per lo più tenendo bandiera guelfa gli Orsini, i Savelli e il popolo; ghibellina i Colonna, i Conti, i prefetti di Vico. Ora convennero tutti in Campidoglio, e giurarono concordia, stabilendo che «in perpetua e memorosa dannazione et infamia, sia licito le immagini de' contravenienti dipingere sottosopra al modo de' perfidi e crudeli traditori, in faccia del Campidoglio et in altri luoghi pubblici dal popolo frequentati, in perpetua commemorazione e testificazione di loro scellerata311 vita»312. Battagliero come un prelato del Mille, e padre de' suoi soldati, violento di natura, non dissimula le passioni, pure non se ne lascia conturbare; ardito ai progetti, cauto nello scegliere i mezzi, paziente nelle traversie, intrepido nei pericoli, ricevuto il paese in pieno scompiglio, Giulio rimise al freno i baroni; compresse la plebe; eroe se l'armadura e la fierezza non disconvenissero al successore del pacifico pescatore di Galilea. Luigi XII scende a vendicare Carlo VIII, e Giulio riesce a respingere i Francesi, e difende anche una volta l'indipendenza italiana. Dicea voler «riunire la comune patria sotto un solo padrone, e questi debbe essere perpetuamente il pontefice romano.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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