Intanto, calcando le orme del concilio di Basilea, cercavasi ripristinare nella Chiesa il governo aristocratico, e si confermava il decreto di Costanza che riconosceva superiore il concilio al papa.
Così, pur professando riverenza al pontefice, minacciavano di rinnovare il grande scisma. Ma scarso assenso trovavano. De' prelati di Germania nessuno venne, malgrado le istanze di Massimiliano, il quale mandava circolari querelando che dalla nazione germanica ogni anno si smungessero ingenti grosse somme per alimentare il lusso della Corte di Roma, e che il concilio avrebbe, come il potere, così la volontà di porvi rimedio. I più consideravano il sinodo come un conciliabolo; il popolo pisano accoglieva a fischi i prelati; i Fiorentini mal soffrivano di tenersi in paese quel seme di zizzania, onde si dovette trasferirlo a Milano. Qui pure l'opinione popolare lo avversava; se que' prelati entrassero in una chiesa, sospendeansi i sacri riti; ed essendo in quel tempo, alla battaglia di Ravenna, caduto prigioniero de' Francesi il cardinale De' Medici, che poi fu papa Leone X, gli uffiziali affollavansi a implorare gli assolvesse d'avere guerreggiato il papa, e lasciasse dare sepoltura ecclesiastica ai loro camerata, cascati combattendo.
Fra ciò le sorti della guerra mutavansi; l'esercito pontifizio, sostenuto dagli Svizzeri, snidava i Francesi dalla Romagna e gli assaliva in Lombardia, sicchè i prelati migrarono da Milano ad Asti, poi a Lione, e sebbene continuassero a intitolarsi concilio ecumenico, altro non fecero che domandare sussidj al clero francese.
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