Il papa traeva da' suoi Stati non più di diciottomila scudi d'oro, eppure potea levarvi cinquemila pedoni e quattromila cavalli, oltre quelli dovutigli dai vassalli, e dodici galee: e l'autorità, ormai organizzata col reprimere i feudatarj e i tirannelli delle varie città, non sentivasi nè impacciata, nè invisa, perchè lasciava la libera attività ai Comuni.
È ben vero che Alessandro VI, volendo sottomettere i tirannelli della Romagna, avea di ciascun di costoro fatto un nemico, che nel principe della Romagna bestemmiava il capo della Chiesa: poi Giulio II colle superbe pretensioni aveva eccitato e serj e beffardi contrasti: ma impacciavano poco più che le opposizioni de' moderni nostri parlamenti. Inoltre il papa possedeva il Contado Venesino in Provenza e la città di Avignone; i re di Napoli e Sicilia faceangli omaggio della loro corona, ch'egli impediva fosse unita all'impero per non mettere a repentaglio l'indipendenza italiana. Chi potrà poi calcolare il denaro che a Roma proveniva da tutto il mondo per dispense, spogli, riserve, aspettative, annate di benefizj323, spedizioni di bolle e investiture, elezione di quasi tutti i prelati?
E qual Roma fosse quando stava al vertice della società cristiana colle sue memorie e le sue grandezze; e quasi la seconda patria di tutti, il punto di partenza della storia d'ogni paese, si argomenti dal veder come, anche adesso che rimase indietro dalla civiltà convenzionale d'altre contrade, mostri originalità di costumanze e di caratteri, alterezza nel popolo, dignità fin nel depravamento, e insieme devozione, amor di famiglia, ingenuità; un complesso inesplicabile, per cui un esercito vincitore o la rivoluzione demolitrice s'arrestano davanti alle eterne sue mura.
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