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      La Chiesa non soffogava l'attività del pensiero e l'esercizio della ragione, ma tutelava i dogmi, e ben presto si conobbe che con quelli tutelava la verità e il diritto. Però di tutte le istituzioni è nemica inevitabile la diuturnità: dell'antica civiltà che il cristianesimo avea sanata, dimenticaronsi gli sconci, e parve bello il ritornarvi; il dogma tenne saldo, ma l'autorità non bastò a impedire le evoluzioni sociali, e dall'età credente si passò all'età politica, per quanto Roma avesse cercato ostarvi coll'accentrare i suoi poteri.
      Ora sulla cattedra di san Pietro sedeva Leon X, rampollo di famiglia mercadante, ricchissima, abituata allo spendere largo, alle splendidezze, a proteggere le scienze, le lettere, egli stesso, scolaro del Poliziano, del Calcondila, del Bolzani, nel fiore degli anni, colto, amabile, agognante alle voluttà dello spirito, e a vedersi attorno faccie contente, e udire da tutti acclamare la beatitudine del suo tempo. Pel suo ingresso si spendono centomila scudi in addobbare le vie; altrettanti in sussidj ai poveri. Avvezzato alle Corti e ai campi, male si rassegna al contegno ecclesiastico: sconcerta il suo cerimoniere uscendo senza rocchetto e talvolta fino in stivali; Cervetri e la villa Magliana sul Tevere lo vedono a cavallo cacciare per giornate intere, a pescare Bolsena; ogni anno chiama da Siena la compagnia comica dei Rozzi per rappresentare commedie; fa musica, e accompagna a mezza voce le arie: tiene per convivi abituali un figliuolo del Poggio, un cavaliere Brandini, un frà Mariano che in un boccone inghiotte un colombo, e sorbe fino quaranta ova: altri buontemponi che inventano celie e piatti bizzarri, e che sopportano qualunque tiro dal papa e dai suoi: ad un fiorentino de' Nobili, detto il Moro, «gran buffone e ghiotto e mangiatore più che tutti gli altri uomini, per questo suo mangiare e cicalare il papa avea dato d'entrata d'uffizj per ducento scudi l'anno» (Ser Cambi). Sopra cena, tratteneva sei o sette cardinali dei più intimi, coi quali giocare alle carte, e guadagnasse o perdesse, gettava manciate di fiorini agli spettatori.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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