Omnia romanæ cedunt miracula terræ,
Natura hic posuit quidquid ubique fuit.
Vero è bene che gli studj ecclesiastici erano assai meno careggiati che i letterarj; e lo stesso cardinale Pallavicini imputa Leone X d'averli negletti; pure nel ruolo dell'archiginnasio romano, pubblicato da monsignore Gaetano Marini, bella parte tiene la teologia con professori illustri e ben retribuiti; da Leone fu fatto stampare il Pagnini; a lui è dedicata la Bibbia poliglotta del cardinale Ximenes; a lui la grammatica ebraica di Guidacerio calabrese, a lui la traduzione dall'arabo della filosofia mistica d'Aristotele per Francesco Rosi ravennate; a lui tre opere di Paolo di Middleburg, di Basilio Lapi, di Antonio Dulciati sulla riforma del calendario: nella reggia stessa di Leon X troviamo un cardinale Cajetano, teologo de' più profondi; un Egidio, ch'egli andò a cercare in una selva di Viterbo per decorarlo della porpora, un Paolo Emilio Cesio, che diceva essere meglio mancare del necessario che lasciare soffrire gli altri; un Bonifazio Ferreri di Vercelli, che eresse a sue spese un collegio a Bologna; il Sadoleto che spesso loderemo; il Giberti, sornomato padre de' poveri e de' letterati.
Che se Leone bacia l'Ariosto e festeggia il Bibbiena, indica però al vescovo Vida il soggetto della Cristiade; col Sannazzaro, cantore del Parto della Vergine, si congratula perchè possa riuscire un David che colpirà Golia; riconosce l'attitudine del veronese Flaminio, e lo fa studiare, sicchè poi verseggiò in latino i salmi ben meglio del francese Marot.
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