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      Un tale Demetrio spartano volle rinnovare cerimonie della superstizione antica, e coronato un bove, e legatogli un sottile filo alle corna, lo condusse per Roma, poi nell'anfiteatro lo sagrificò. Non era che una delle ciarlatanerie, ripullulanti ne' grandi disastri, e costui secondava l'andazzo col ridestare memorie gentilesche; ma altri vollero vederci operazioni magiche e culto ai demonj; sicchè il popolo, temendo non ne restasse aggravato il male pubblico, volle solenni espiazioni: e a folla uomini e fanciulli mezzo nudi passavano in processione da Chiesa a Chiesa flagellandosi e gridando misericordia, seguiti da lunghissime file di matrone, con ceri alla mano, anch'esse piangenti e supplicanti.
      Quasi per contrapposto ai colti epicedj de' suoi cortigiani, uno di quei predicatori popolari e grotteschi che dicemmo, frà Callisto da Piacenza, ch'era de' meglio lodati, sermonando a Mantova il 1537 sul testo Seminastis multum et intulistis parum, prorompeva: «Povero papa Leone, che s'aveva congregato tante dignitadi, tanti tesori, tanti palazzi, tanti amici, tanti servitori; e in quell'ultimo passaggio del pertugio del sacco, ogni cosa ne cadde fuori, e solo vi rimase frate Mariano, il quale per essere leggero (ch'egli era buffone) come una festuca, rimase attaccato al sacco. Arrivato quel povero papa al punto di morte, di quanto e' s'avesse in questo mondo nulla ne rimase, eccetto frate Mariano, che solo l'anima gli raccomandava dicendo, Ricordatevi di Dio, santo padre; e il povero papa, in agonia constituto, a meglio che potea replicando dicea, Dio buono, o Dio buono! e così l'anima rese al suo Signore.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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