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      A tacere le edizioni e i commenti di tanti autori, fra le opere precettive scrisse il Ciceroniano, per ribattere que' saccenti italiani, che non tolleravano nessuna parola se non usata da Cicerone; e mette in caricatura un di costoro, che da sett'anni non avea letto altro che Cicerone; nel suo studio teneva unicamente il busto di Cicerone; sigillava coll'effigie di Cicerone; in quattro enormi volumi avea registrate tutte le parole adoprate da Cicerone, tutte le diverse accettazioni di ciascuna, tutti i piedi e le cadenze con cui cominciano e finiscono i periodi di Cicerone; conchiude col lepido racconto dell'iniziazione d'un cittadino romano in un circolo di ciceroniani a Roma348.
      Enumerando i tanti dotti che conobbe in ogni parte di quest'Italia, dove Lutero non imbatteva che ignoranti e briaconi, dice avere, davanti a Giulio II, inteso un oratore fare una predica, in cui nominava Giove ottimo massimo che tutto muove colle sopraciglia, e paragonava il papa a Decio, a Curzio, ad altri che per la patria furono prodighi della vita; il meno che parlò fu della morte di Cristo, e le parole e i sentimenti applicò solo sull'autorità di Cicerone, e l'uditorio ammirò costui d'avere parlato così romanamente e ciceronianamente349.
      Già illustre in Germania, in Francia, in Inghilterra, Erasmo era venuto in Italia nel 1506: a Torino ottenne la laurea dottorale; rimase un anno a Bologna, dove ha potuto conoscere Alessandro Farnese, Ottone Tuchses, Stanislao Oslo, Cristoforo Madruzzi, Ugo Buoncompagni, scolari circa quel tempo, e dappoi cardinali e l'ultimo anche papa; cacciatone dalla peste, vide Padova, piena di tanti eletti ingegni, che voleva intitolarla l'Italia dell'Italia; e nella cui Università si usava piena licenza nell'interpretare Aristotele e i suoi commentatori.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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