Pure Giulio II offrì ad Erasmo una carica in corte; ed egli in fatti desiderava pigliare stanza nella gran città, per godervi i vantaggi della biblioteca papale, mentre «fra noi (dicea) si penuria di libri sacri greci: la stamperia Aldina non ci diede quasi altro che autori profani: a Roma i buoni studj han non solo tranquillità, ma anche onorificenze»355.
Malgrado di ciò; malgrado che si deliziasse di que' facili costumi, e a Fausto Anderlini descrivesse le voluttà, «per le quali (diceva) non gli rincrescerebbe rimanere dieci anni fuori del tetto paterno»356, fra breve mosse per l'Inghilterra, traversando il Comasco, le Alpi Retiche e Coira. Lungo il viaggio sbozzò il suo Elogio della Pazzia, dove schizza veleno contro gli ecclesiastici; e, quel che parrà strano a chi non intende i tempi, lo finì in casa di Tommaso Moro gran cancelliere d'Inghilterra, il quale perì martire del cattolicismo, e sotto la protezione del famoso cardinale Wolsey, del vescovo di Rochester, di altri prelati, irremovibili cattolici.
In quell'Elogio pajono oggi triviali, a forza d'essere ripetuti, ma allora sonavano arguti e nuovi i motti contro il traffico delle indulgenze, le espiazioni per l'anime purganti, l'efficacia di certe formole, il culto di certi santi, ove si trasformò Polifemo in Cristoforo, Ippolito o Ercole in Giorgio: burlava quelli che, se han visto un san Cristoforo, credono che quel giorno non morranno di mala morte; che torneranno salvi dalla guerra se recitino certe preci all'effigie di santa Barbara; che accendono candelette a sant'Erasmo per far guadagni.
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